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La Shadow AI è il nemico silenzioso che si sta insinuando in molte aziende, spesso senza che nessuno se ne accorga.

Mentre tutti parlano delle potenzialità dell’intelligenza artificiale per ottimizzare processi e aumentare la produttività, una parte di questa tecnologia sfugge completamente al controllo dei reparti IT e alla governance aziendale.

Dipendenti che usano ChatGPT per elaborare dati riservati, strumenti AI installati senza approvazione, automazioni “fatte in casa” con app gratuite: sono gesti all’apparenza innocui, ma che possono aprire falle gravissime nella sicurezza e nella compliance.

Il tutto mentre l’azienda crede di essere al sicuro.

Ma cos’è davvero la Shadow AI? Come si manifesta? E soprattutto: come fai a sapere se ne sei già vittima?

In questo articolo scoprirai perché questo fenomeno sta diventando una delle minacce più insidiose per la cybersecurity aziendale e cosa puoi fare per non farti cogliere impreparato.

Shadow AI cos’è e perché devi sapere di cosa si tratta

La Shadow AI è l’intelligenza artificiale che entra nei processi aziendali senza autorizzazione, controllo né supervisione da parte del reparto IT o della direzione.

Il termine richiama il concetto già noto di Shadow IT, ma applicato a un contesto ancora più critico: quello dell’automazione e dell’elaborazione intelligente dei dati.

In pratica, si parla di Shadow AI quando dipendenti, team o intere business unit iniziano a utilizzare strumenti basati su AI, come chatbot, generatori di testo, analizzatori di dati o tool predittivi, al di fuori delle policy aziendali.

Magari lo fanno con buone intenzioni, per aumentare la produttività o semplificare il lavoro quotidiano, ma spesso non hanno consapevolezza dei rischi che questo comporta.

Il problema è che queste tecnologie, se non gestite correttamente, possono accedere o elaborare informazioni sensibili, bypassare i protocolli di sicurezza o generare decisioni automatizzate senza controllo umano. Il tutto in modo invisibile, difficilmente tracciabile e potenzialmente pericoloso.

In un momento in cui le aziende stanno cercando di comprendere come adottare l’intelligenza artificiale in modo etico, sicuro e conforme alle normative, ignorare il fenomeno della Shadow AI significa esporsi a vulnerabilità gravi, spesso senza nemmeno rendersene conto.

Ecco perché è fondamentale sapere di cosa si tratta e iniziare a chiedersi: sta succedendo anche nella mia azienda?

Shadow AI vs Shadow IT

Shadow AI e Shadow IT sono due facce della stessa medaglia: tecnologie introdotte in azienda senza il consenso o il controllo formale dell’IT, ma con un impatto potenzialmente enorme sulla sicurezza, sulla governance e sulla compliance. La differenza sostanziale sta nella natura degli strumenti utilizzati e nel livello di rischio che comportano.

La Shadow IT è un fenomeno noto da anni: riguarda l’uso di software, applicazioni cloud, dispositivi personali o strumenti digitali non approvati dall’IT, spesso installati per comodità, autonomia o velocità. Piattaforme di file sharing, tool di project management, app per le videoconferenze: strumenti utili, ma che possono esporre l’organizzazione a falle di sicurezza, perdita di dati o sovrapposizioni non gestite.

La Shadow AI, invece, è una versione più recente e potenzialmente più insidiosa di questa dinamica. Qui non si parla solo di accesso a un’applicazione, ma di sistemi che analizzano dati, prendono decisioni, generano contenuti o automatizzano processi, spesso su base di prompt o input sensibili, e spesso senza alcuna visibilità o tracciabilità. Questo rende il fenomeno più difficile da rilevare, più rapido da diffondersi e più pericoloso da sottovalutare.

In sintesi:

  • La Shadow IT crea ambienti non governati.
  • La Shadow AI crea intelligenze non governate.

E questo, in un mondo aziendale sempre più data-driven, è un rischio che nessuna organizzazione può permettersi di ignorare.

I rischi concreti della Shadow AI per le aziende

L’introduzione incontrollata dell’intelligenza artificiale nei flussi aziendali può sembrare, all’inizio, un’azione innocua o addirittura virtuosa: dipendenti che cercano soluzioni smart per lavorare meglio, tool che velocizzano processi, risposte più rapide grazie a chatbot o generatori automatici. Ma dietro questa apparente efficienza si nascondono rischi molto concreti e spesso sottovalutati.

Ecco i principali:

  • Esposizione di dati sensibili e riservati
    Quando strumenti AI vengono utilizzati al di fuori dell’ecosistema autorizzato, c’è il rischio che vengano caricati dati aziendali interni, come contratti, informazioni su clienti, piani strategici, su piattaforme cloud esterne, senza alcuna garanzia di sicurezza o controllo sulla conservazione di quei dati.
  • Violazione della compliance normativa
    L’uso non tracciato di strumenti AI può comportare gravi violazioni del GDPR, dell’AI Act europeo o di normative settoriali. Le aziende potrebbero non sapere nemmeno di aver “processato” dati personali tramite un’AI non autorizzata, ma le responsabilità legali restano tutte in capo all’organizzazione.
  • Generazione di output errati o fuorvianti
    Le AI generative non garantiscono sempre risultati affidabili. Se utilizzate per analizzare dati finanziari, redigere report o rispondere a clienti, un errore non controllato può compromettere decisioni strategiche o danneggiare la reputazione aziendale.
  • Ampliamento della superficie di attacco informatico
    Ogni applicazione non gestita dall’IT è una potenziale porta aperta per malware, ransomware o accessi non autorizzati. Integrare una Shadow AI significa creare una vulnerabilità invisibile ma reale nella tua infrastruttura di sicurezza.
  • Disallineamento interno e caos organizzativo
    Se i team iniziano a usare strumenti diversi per compiti simili, senza standard condivisi, si genera una frammentazione tecnologica che rende impossibile mantenere controllo, coerenza e qualità nei processi aziendali.

Dove si nasconde la Shadow AI? Casi pratici che potrebbero riguardare anche la tua azienda

La Shadow AI non entra in azienda con un cartello al collo. Al contrario, si manifesta spesso attraverso comportamenti quotidiani, all’apparenza innocui, ma che sfuggono totalmente al controllo dell’IT e alla governance aziendale.

Ecco alcuni scenari reali, e frequenti, che mostrano dove e come può annidarsi.

1. ChatGPT usato per scrivere risposte a clienti o generare testi tecnici
Un addetto al customer care o un commerciale copia la richiesta di un cliente e la incolla in ChatGPT per ottenere una risposta più rapida o ben formulata. Il testo viene poi leggermente modificato e inviato. Nessun controllo sul tipo di dati condivisi, nessuna tracciabilità dell’uso. Se nel messaggio erano presenti informazioni sensibili o strategiche, sono state inviate a un sistema esterno senza alcuna protezione.

2. Analisi di dati aziendali tramite tool AI gratuiti online
Un manager carica su un’applicazione AI non aziendale (come un tool di data visualization basato su machine learning) un file Excel contenente dati interni per ottenere insight più rapidi. Quei dati ora risiedono su un server esterno, senza garanzie sulla loro conservazione, proprietà o utilizzo.

3. Automatizzazione interna con strumenti AI no-code
Alcuni dipendenti più esperti, magari nel reparto finance o operations, utilizzano piattaforme no-code dotate di AI per creare automatismi: report automatici, categorizzazione delle e-mail, estrazione di dati da PDF. Lo fanno per efficienza, ma spesso senza informare l’IT, aggirando i flussi ufficiali e creando una nuova “black box” nella mappa digitale aziendale.

4. Assistenza tecnica potenziata da AI generativa
Un tecnico IT interno inizia a usare strumenti come GitHub Copilot o Copilot Chat per scrivere codice, risolvere problemi o documentare procedure. Anche in questo caso, senza controllo su quali prompt vengano inviati, quali script vengano riutilizzati, o se ci siano rischi di “data leakage” nelle risposte generate.

5. Utilizzo di AI nelle risorse umane
L’HR manager, per velocizzare la selezione del personale, carica CV su un sistema di ranking automatizzato basato su AI, esterno all’infrastruttura aziendale. I dati personali dei candidati — curriculum, esperienze, contatti — finiscono fuori dal perimetro previsto dal GDPR, esponendo l’azienda a seri rischi legali.

 

Come rilevare e prevenire la Shadow AI nella tua impresa

Il primo passo per contrastare la Shadow AI è riconoscerne la presenza, anche quando non è evidente. Molte aziende scoprono troppo tardi che strumenti di intelligenza artificiale non autorizzati sono già in uso nei vari reparti. Per questo è fondamentale adottare un approccio proattivo, che combini tecnologia, governance e cultura aziendale.

Rilevare la Shadow AI richiede innanzitutto un lavoro di ascolto e osservazione. È utile partire da audit interni: analizzare i flussi di lavoro, raccogliere feedback dai team, mappare gli strumenti effettivamente utilizzati, anche quelli “non ufficiali”. In parallelo, è importante dotarsi di sistemi di monitoraggio in grado di individuare traffico anomalo, utilizzo di applicazioni AI esterne o trasferimento di dati sensibili verso piattaforme non approvate.

Ma la prevenzione è ancora più importante. Le aziende devono definire policy chiare sull’uso dell’intelligenza artificiale, indicando quali strumenti sono autorizzati, in quali contesti e con quali limitazioni. Questo non significa bloccare l’innovazione, ma guidarla in modo sicuro e coerente con gli obiettivi aziendali.

Formare i dipendenti è altrettanto cruciale. Non basta mettere in piedi un’infrastruttura sicura: serve anche creare consapevolezza, spiegare cosa si intende per Shadow AI, perché rappresenta un rischio e quali comportamenti sono accettabili. Spesso, infatti, l’adozione “ombra” nasce da buone intenzioni e mancanza di alternative.

Infine, è fondamentale stabilire un processo strutturato per la valutazione e l’approvazione di nuovi strumenti basati su AI. Dare ai team la possibilità di proporre soluzioni, ma con una revisione tecnica e legale, permette di integrare innovazione e controllo, senza ostacolare la produttività.

Affrontare la Shadow AI non richiede un’unica grande azione, ma una serie di misure coordinate, continue e adattabili; solo così è possibile mantenere l’agilità operativa, senza sacrificare sicurezza e compliance.

Shadow AI e compliance: cosa prevede l’AI Act europeo

Con l’introduzione dell’AI Act europeo, il tema della Shadow AI assume una rilevanza ancora maggiore. Il nuovo regolamento, approvato dall’Unione Europea per disciplinare l’uso dell’intelligenza artificiale, impone alle aziende una serie di obblighi stringenti legati alla trasparenza, alla sicurezza e alla gestione responsabile dei sistemi AI. E questo vale non solo per le tecnologie ufficialmente adottate, ma anche, e soprattutto, per quelle utilizzate fuori dal perimetro aziendale autorizzato.

L’AI Act prevede una classificazione dei sistemi di intelligenza artificiale in base al livello di rischio: inaccettabile, alto, limitato o minimo.

Molte applicazioni che rientrano nel fenomeno della Shadow AI, come gli strumenti di scoring, i sistemi decisionali automatizzati o i generatori di contenuti, possono facilmente rientrare nella categoria “ad alto rischio”, soprattutto se trattano dati personali, influenzano decisioni professionali o incidono su diritti e libertà dei soggetti coinvolti.

Le aziende sono tenute a valutare preventivamente i rischi associati all’uso di questi sistemi, documentarne il funzionamento, garantire la qualità dei dati utilizzati e predisporre meccanismi di supervisione umana. In assenza di un controllo centralizzato, com’è tipico nella Shadow AI,  diventa impossibile garantire il rispetto di questi obblighi, con il rischio concreto di sanzioni, contenziosi e danni reputazionali.

Inoltre, l’AI Act impone una maggiore tracciabilità e trasparenza, anche nei confronti degli utenti interni. Questo significa che ogni applicazione AI dovrebbe essere registrata, descritta e valutata in modo formale, anche se utilizzata solo a scopo interno o sperimentale. Qualsiasi “uso ombra” dell’intelligenza artificiale rischia quindi di violare queste disposizioni, esponendo l’organizzazione a una non conformità formale che può avere ripercussioni serie in caso di controlli o incidenti.

In questo scenario normativo in rapida evoluzione, ignorare o sottovalutare la Shadow AI non è solo un problema di sicurezza: è una questione di compliance. Le aziende devono dotarsi di strumenti, policy e processi che garantiscano visibilità e controllo sull’intero ecosistema AI, evitando che scelte individuali o soluzioni non ufficiali compromettano l’intera governance aziendale.

Proteggi la tua azienda dalla Shadow AI [prima che sia tardi]

Ogni giorno in cui la tua azienda non ha controllo sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale è un giorno in cui aumenta il rischio di esposizione, perdita di dati e responsabilità legali.

Proteggersi è possibile, ma serve un approccio strutturato, consulenziale e tecnologicamente avanzato.

Contatta gli esperti di cybersecurity di Innovio, per aiutare le imprese a identificare i punti ciechi, definire policy efficaci, monitorare gli accessi e costruire una strategia di difesa completa contro l’uso non autorizzato dell’AI.

Se vuoi capire davvero quanto la Shadow AI sta impattando la tua azienda— e cosa puoi fare per difenderla — contatta il team di Innovio per una consulenza personalizzata.

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